“La ricostruzione post terremoto è una straordinaria priorità” dice il neo presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, chiedendo il voto di fiducia alla Camera. “L’impegno per la ricostruzione di tutte le zone terremotate deve essere sempre maggiore”, sottolinea il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Entrambi saranno presto in visita nelle zone colpite dal sisma: Gentiloni la prossima settimana, Mattarella già giovedì. Al di là delle parole, però, quasi niente si muove nella politica e nelle istituzioni per favorire la ricostruzione nel Centro Italia devastato dai terremoti di agosto e fine ottobre.
Le verifiche di agibilità delle case danneggiate procedono in modo lentissimo, i soldi per il rimborso dei danni sono fermi, i lavori di sistemazione degli immobili che hanno subito solo danni lievi, che potrebbero già partire, pure. I contributi per l’autonoma sistemazione degli sfollati non arrivano o sono in enorme ritardo, gli aiuti ai lavoratori autonomi e alle imprese non vengono erogati. Quasi tutti gli atti che servono per dare attuazione concreta al decreto sul terremoto, devono ancora essere emanati. Le Regioni devono ancora mettere in piedi gli Uffici Speciali, cioè le cabine di regia della ricostruzione. E i sindaci dei Comuni, specie quelli più piccoli, brancolano nel buio. Prendete l’Imu, che scade il 16 dicembre, tra tre giorni. Nel decreto c’è scritto che sulle case distrutte o inagibili Imu e Tasi non si pagano, ma qualche sindaco dice che l’imposta sulle seconde case è dovuta, qualcuno che si paga con una base imponibile ridotta del 50%, tutti gli altri tacciono perchè non sanno che pesci pigliare.
Non c’è nessuno che dia certezze ai cittadini. Il Commissario alla ricostruzione, Vasco Errani, ha aperto un sito internet, ma non ha molto da comunicare, o almeno non ancora. Le informazioni utili circolano solo su internet e sui social network, all’interno di piccole o piccolissime comunità, comunque in cerchie molto ristrette. Per essere informati bisogna accontentarsi della buona volontà di qualcuno. Per mangiare o dormire, bisogna affidarsi alla straordinaria abnegazione dei volontari. Per vestirsi, o ricominciare a immaginare un futuro, si deve confidare nell’altrettano grande generosità dei cittadini che alimentano la macchina della solidarietà. Sono queste le sole cose che funzionano, oggi, nell’Italia messa in ginocchio dal terremoto. Non certo le istituzioni.
Mario Sensini