La Corte dei Conti ha acceso un faro investigativo sulla ricostruzione del Centro Italia dopo il terremoto del 2016, sottolineando il rischio di abusi, pratiche clientelari, e “infiniti sprechi”.
“Con il trascorrere degli anni sta prendendo sempre più vigore il filone investigativo riguardante l’utilizzo delle ingenti risorse stanziate per la ricostruzione del Centro Italia dopo il sisma di più di tre anni orsono” ha detto il Procuratore generale della Corte dei Conti, Alberto Avoli, inaugurando a Roma l’anno giudiziario 2020.
Abusi e corruzione
La ricostruzione, ha sottolineato Avoli “procede con una lentezza esaperante che rischia di rendere irreversibile la sofferenza del tessuto economico e sociale e, per paradossale altro verso, irrobustire le improprie prassi di veri e propri abusi, quando non anche di pratiche clientelari e/o corruttive”.
Cantieri fermi
Malgrado la teorica disponibilità di fondi, l’edilizia pubblica “è pressoché ferma: sono ancora non definite le progettazioni e quindi le ricostruzioni della quasi totalità degli edifici di culto e dei beni culturali, di ospedali, case di riposo, sedi comunali, scuole, caserme e teatri: di cantieri – ha sottolineato Avoli – neppure si intravede la speranza di imminente avvio. Risultati apprezzabili si registrano unicamente nel ripristino della viabilità”.
Sprechi infiniti
Durissimo il giudizio sulla ricostruzione privata che “procede a ritmi ancor più lenti a causa di procedure macchinose, garantiste della legittimità formale, di fatto presupposto per infiniti sprechi”. Ad esempio, sottolinea la Corte, “nel campo dei sussidi per l’autonoma sistemazione che, onerosissimi, si dilatano e si consolidano nel tempo”.
M. Sen.