Arrabattato in un ufficetto provvisorio che gli ha prestato il Comune di Acireale, Salvatore Scalia, il commissario straordinario per il sisma di Catania del dicembre 2018, nominato nello scorso mese di agosto, ha dovuto scrivere due lettere accorate alla Presidenza del Consiglio per farsi ascoltare, riuscendoci però solo in parte. Quando si è insediato, il 16 ottobre scorso, a dieci mesi dal terremoto, Scalia ha trovato davanti a sè il nulla: non c’è una sede, non c’è il personale e dunque non si possono spendere i soldi stanziati (38 milioni nel 2019).
Dieci mesi di vuoto
In una lettera indirizzata il 30 ottobre scorso al premier, Giuseppe Conte, Scalia ha denunciato l’ “assoluta mancanza di strutture umane e materiale non essendo prevista alcuna sede ove installare l’ufficio e la struttura di supporto”, composta “da appena 10 unità” e, benché dotata di fondi, impossibilitata a spenderli. Una struttura, aggiunge Scalia, “incapace di spesa fino all’apertura di una contabilità speciale che non potrà avvenire sino a quando non prenderà servizio un adeguato staff amministrativo e contabile”.
Fondi ricostruzione insufficienti
Pochi giorni dopo Scalia ha ripreso carta e penna, e questa volta ha scritto al Direttore della Protezione Civile, Angelo Borrelli. Per confermare la necessità di una sede, di personale e di mezzi finanziari, nonché tutte le criticità nella normativa sulla ricostruzione di Catania. Prima tra tutte la questione delle priorità nell’assegnazione dei contributi per la ricostruzione delle case, “atteso che, con tutta evidenza, le somme allo stato stanziate non saranno sufficienti a coprire per intero i danni”. I contributi, segnala poi il Commissario, non sono previsti per chi è costretto a delocalizzare gli immobili da ricostruire, come in Centro Italia. A Catania le norme previste per il sisma del 2016 non si applicano, neanche quelle in discussione in questi giorni che consentirebbero, almeno sulla carta, la ricostruzione in tempi più rapidi.
Terremoto di serie B
Come se quello di Catania fosse un terremoto di serie “B”. Non ci sono le norme per le sanatorie dei piccoli abusi, le procedure per a presentazione delle domande sono completamente diverse. Anche sulla restituzione delle tasse sospese, c’è una doppia misura. Per i terremotati della Sicilia la restituzione deve avvenire per intero e con una rateizzazione massima di tre anni. Mentre i terremotati di Umbria, Marche, Abruzzo e Lazio devono restituire il 40% in dieci anni.
Appello accolto solo in parte
L’allarme lanciato da Scalia è stato raccolto dal Parlamento, ma solo in minima parte. Un emendamento al decreto sul sisma del Centro Italia stabilisce un criterio di priorità per l’assegnazione dei contributi di ricostruzione e prevede l’assunzione di altre cinque unità di personale nella struttura commissariale. Riprogramma i fondi per il suo funzionamento, ma non aumenta gli stanziamenti per la ricostruzione delle case. E non va oltre. Per la sede, il commissario dovrà continuare a fare affidamento alla disponibilità del sindaco di Acireale. E per tutto il resto i terremotati di Catania continueranno a essere diversi da quelli del Centro Italia.
M. Sen.