Dopo un periodo di pausa, un po’ voluta, un po’ forzata (il sito è appena riapparso online), Sibilla Online torna a occuparsi a pieno regime del terremoto del Centro Italia e della ricostruzione. Dall’inizio dell’estate a oggi su questo fronte non è successo molto, anzi proprio niente, e questo è il primo motivo per cui occorre ricominciare. Il secondo è che nel programma del possibile governo tra Cinque Stelle e Pd, al sesto dei 26 punti che si stanno affinando, appare miracolosamente e inaspettatamente la parola “terremoto”. Era del tutto sparita dal vocabolario dei partiti, anche quando nel pieno dell’estate si sono sfidati a declamare le priorità politiche del Paese per uscire dalla crisi.
Accelerare la ricostruzione
Forse ci ha aiutato anche l’anniversario del 24 agosto, caduto mentre i leader sfilavano per le consultazioni al Quirinale. Fatto sta che la ricostruzione del Centro Italia, almeno sulla carta, torna ad essere importante. Lo conferma il fatto che all’inizio della settimana il premier incaricato, Giuseppe Conte, ha avuto il tempo di incontrare anche una delegazione dei terremotati. Nel programma si dice che <bisogna accelerare le procedure di ricostruzione delle aree terremotate>, e forse questa è davvero l’ultima occasione per salvare l’Appennino.
Molte critiche, pochi fatti
In tre anni, con tre governi e tre commissari, di progetti e di promesse ne abbiamo sentiti tanti, ma nella realtà delle cose il Centro Italia si è spopolato, l’economia è in ginocchio, non c’è lavoro e di ripartenza non c’è proprio traccia. I problemi della macchina della ricostruzione, nel frattempo, sono stati tutti individuati e sono ben chiari anche al Commissario Piero Farabollini, secondo il quale, giustamente, è la politica che deve affrontare le grandi scelte. Finora nessuno lo ha fatto, anche se tutti i politici hanno criticato ferocemente le scelte dei loro predecessori.
L’ultimo capolavoro di Farabollini
Speriamo che sia la volta buona, e che nei prossimi mesi ci sia da lavorare tanto qui a Sibilla Online per raccontarvi come e quanto sta cambiando la normativa sulla ricostruzione. In attesa dei grandi, straordinari, e tanto attesi cambiamenti, visto che abbiamo riaperto bottega, torniamo a occuparci dell’ordinario. Anzi delle Ordinanze. Per segnalarvi l’ultimo, autentico, capolavoro della burocrazia che ci governa. Con nota del 30 agosto scorso il Commissario ha reso noto che la Corte dei Conti ha “osservato” le Ordinanze 80, 84, 85 e 86 emesse nel corso dell’estate.
“Osservato” significa, evidentemente, che i magistrati contabili hanno chiesto delle modifiche a quelle Ordinanze. Tanto che, avverte il Commissario, “l’efficacia delle stesse è sospesa e trova applicazione la normativa previgente”.

Le ordinanze bocciate
Verrebbe da ridere, se non fosse vero. L’Ordinanza 80, bocciata, era già di per sé una piccola opera d’arte, con le sue modifiche a ben quattordici Ordinanze precedenti, a cominciare dalla numero 4 del novembre 2016, già revisionata almeno una decina di volte. La numero 84 conteneva il secondo piano di interventi per le chiese del cratere, la numero 85 riguardava l’incremento delle tariffe per indagini sismiche e la regolamentazione della gara per la scelta dell’impresa e la numero 86 la ricostruzione in concomitanza di dissesti. La prima era entrata in vigore a inizio giugno, le altre tra metà e fine luglio. Ci sono voluti due mesi per arrivare a dire no, niente da fare, abbiamo scherzato.
M. Sen.