Il governo, che aveva annunciato un cambio di passo, stringe sulla ricostruzione del Centro Italia, ancora quasi ferma a tre anni dal sisma. Dopo molte proroghe l’esecutivo di Giuseppe Conte ha deciso di confermare la scadenza per presentare i progetti relativi ai danni lievi. Il termine resta dunque quello di fine anno. A fine settembre dovranno essere attribuiti e comunicati gli incarichi ai professionisti per i danni lievi di immediata esecuzione, quelli già avviati con una Comunicazione, che tuttavia non sarebbero molti.
Decisione contestata
La decisione mette un primo punto fermo sulla ricostruzione, anche se finora è stato presentato solo il 10% delle domande attese. E non a caso è contestata da ingegneri e tecnici. Secondo loro non ci sarebbero i tempi materiali per presentare materialmente tutti i progetti in così poco tempo.
Numeri sconosciuti
Nessuno, per inciso, ha un quadro esatto di quante siano le case con danni lievi rispetto alle quasi 80 mila danneggiate dal sisma. E dunque quante siano quelle nei cui confronti scatterà il taglia-fuori. Secondo le schede Aedes e Fast compilate dopo il sisma, sarebbero oltre 25 mila. Fast e Aedes, però, offrono solo una prima valutazione e non rappresentano lo stato effettivo del danno. Certo è che finora, in tutto il cratere, sono state presentate circa 7 mila domande di rimborso per questo tipo di lesioni (su 10 mila complessive che sono arrivate). La situazione sarà chiara solo dopo il 30 settembre, cioè quando i professionisti avranno comunicato tutti gli incarichi che hanno assunto per i danni lievi.
Si rischia anche il Cas
Considerata la ristrettezza dei tempi, il rischio che parecchi restino fuori dal contributo per la ricostruzione post sisma è molto alto. L’Ordinanza 81 che stabilisce i termini, prevede che il mancato rispetto dei termini faccia perdere il diritto sia al risarcimento del danno che all’eventuale Contributo di autonoma sistemazione.
Chi deve affrettarsi
La scadenza di fine anno riguarda gli “interventi di immediata esecuzione” sugli edifici con danni lievi e che risultano inagibili o non utilizzabili. Di fatto riguarda tutte le abitazioni con “danni lievi”, ovvero quelle che evidenziano un livello operativo di danno “L0”, con un contributo per la riparazione di 400 euro per ogni metro quadro di superficie.
Livello di danno “zero”
Il livello operativo è determinato dallo stato di danno rilevato in seguito al sisma e dalla vulnerabilità dell’edificio. Il livello L0 corrisponde a uno stato di danno 1, definito dall’allegato A dell’Ordinanza 4 del 2016. Si attribuisce a tutti quegli edifici che non presentano lesioni passanti estese, schiacciamenti o crolli di strutture portanti, scale, solai, tamponamenti e gran parte dei tramezzi interni. Livello operativi superiori a zero indicano invece un danno che va dal grave al gravissimo, con L4 che presuppone la demolizione e la ricostruzione dell’edificio.
M. Sen.