Si avvicina la stretta sul Contributo di autonoma sistemazione concesso agli sfollati dopo il sisma del Centro Italia. La nuova bozza dell’Ordinanza della Protezione Civile, che presto sarà discussa dai sindaci con le Regioni, punta a “ridurre progressivamente i costi per il superamento della situazione emergenziale”, riducendo per molti il contributo, se non tagliando del tutto in alcuni casi.
A farne le spese sarà soprattutto chi possiede altri “immobili idonei all’uso” nello stesso comune o in quelli confinanti, che perderà il contributo. Ma anche tutti quelli che sono sfollati dalla casa in affitto, a meno che non dimostrino di aver perduto il reddito, o rientrino nella stessa abitazione di prima, una volta riparata. Arriva la stretta anche per chi è negli hotel: dopo il 30 aprile potrà restare solo chi aspetta una Sae o una casa popolare.
Necessaria la dichiarazione
L’Ordinanza deve essere ancora discussa e qualcosa potrebbe cambiare, ma è da un anno che la riforma del Cas è sul tavolo della Protezione Civile (qui trovate la bozza del luglio scorso). Il primo passaggio sarà la verifica dei requisiti per chi percepisce il Cas. Entro 60 giorni dall’Ordinanza i nuclei familiari beneficiari del Cas dovranno trasmettere ai Comuni una dichiarazione in cui si attesta di avere i requisiti. Il primo è aver provveduto a presentare la domanda di contributo per la riparazione dei danni alla casa, o essere ancora entro i termini per farlo.
Il secondo “immobile” esclude il Cas
Nella dichiarazione bisognerà attestare di non essere proprietari, alla data del sisma, di altro immobile “idoneo all’uso per il nucleo familiare” non affittato o dato in comodato, nello stesso comune o in uno confinante. Chi possiede una seconda casa, o anche un Bed and Breakfast, dove magari si è trasferito, dovrà dunque rinunciare al Cas. Chi ha una casa con un danno lieve riceverà il Cas per un periodo massimo di 10 mesi dal momento di approvazione del progetto di riparazione.
La stretta sugli affitti
Tagli in vista anche per molti di quelli che prima del terremoto vivevano in affitto. Per continuare ad avere il Cas bisogna produrre, insieme alla dichiarazione, la certificazione che il proprietario sia nei termini per la presentazione delle domande, e che sia disposto a proseguire l’affitto alle medesime condizioni, una volta riparata la casa. In questo caso il Cas resta immutato, in tutti gli altri viene tagliato.
Mazzata su chi cambia casa
Per chi ha trovato un’altra sistemazione in affitto il Cas verrà sostituito da un contributo “pari alla differenza tra il canone di locazione” pagato nella nuova casa e quello vecchio. “Comunque nella misura massima di 600 euro mensili” si legge nella bozza dell’Ordinanza. Da notare che, nella formulazione attuale, il testo escluderebbe dal contributo chi ha trovato una nuova casa in affitto ad un prezzo pari o inferiore. Mentre garantisce il Cas, anche se dimezzato, per chi era in affitto e si è spostato in una casa in comodato gratuito.
Le Sae si pagano
Unica possibilità di evitare il taglio, per chi è in affitto, sarebbe quella di dichiarare “la documentabile perdita della propria fonte di reddito” in base all’Isee o alla dichiarazione dei redditi del 2016 e del 2017. Anche le famiglie che erano in affitto ed hanno ottenuto una Sae, una casetta temporanea, dovranno presentare la dichiarazione per confermare di avere i requisiti. Ma poi, stando al testo della bozza in discussione, saranno “tenuti a corrispondere un contributo parametrato ai canoni stabiliti per l’assegnazione degli alloggi di edilizia residenziale pubblica decurtato del 30%”.
Bonus nuova casa anche fuori cratere
Altro passaggio poco chiaro è quello che prevede un sostegno alternativo al Cas per gli sfollati che decidono di comprare o costruire una nuova casa. Sia questa nel comune, nei comuni del cratere, o paradossalmente anche fuori da questi. I Comuni riconosceranno un contributo forfettario per l’acquisto di una nuova casa pari ad un minimo di 6 mesi per chi viveva in affitto e di 3 anni per i proprietari.
Negli hotel fino al 30 aprile
L’Ordinanza chiarisce che gli studenti universitari residenti continuano a percepire il Cas nella misura massima di 300 euro mensili, e che nei nuclei familiari si contano anche le badanti occupate a tempo pieno. Si prevede, inoltre, che i Comuni possano assegnare le Sae libere ai nuclei familiari che percepiscono il Cas, in alternativa a questo contributo. Anche chi è alloggiato negli hotel della costa, per rimanere, dovrà presentare la dichiarazione in cui si attesta di avere i requisiti. Dopo il 30 aprile, però, potranno restare solo quelli che aspettano l’assegnazione di una Sae o di una casa popolare. Gli altri avranno diritto al Cas, ma gli albergatori potranno stipulare delle convenzioni per continuare ad ospitarli a prezzi concordati. (M. Sen.)
Non si leggono gli allegati
grazie della segnalazione, ho corretto i link