Lavoro nero nel cantiere, tuttora aperto, dello studentato universitario donato a Camerino dalle province autonome di Trento e Bolzano e dalla regione austriaca del Tirolo. A denunciarlo, nel corso di una conferenza stampa la Cgil e la Fillea di Macerata.
I fatti
A luglio scorso si sono rivolti al sindacato otto lavoratori italiani. Hanno fornito foto e documenti, su un casolare di Montecosaro, dove erano stati portati a dormire, in cui mancavano acqua ed elettricità. Hanno riferito ai sindacalisti Daniel Taddei segretario generale Cgil Macerata e Massimo De Luca, segretario provinciale Fillea, di «pavimenti che ballavano. Non siamo tecnici, ma secondo noi mancavano i requisiti minimi di abitabilità». Hanno proseguito i due: «I lavoratori hanno detto di essere stati reclutati da un albanese, il quale faceva capo ad un italiano e sono stati portati a lavorare a Camerino, all’interno del cantiere. A luglio abbiamo parlato di presenza di lavoro irregolare e del casolare, che da allora è stato abbandonato. Noi seguiamo questi otto lavoratori italiani, che hanno lamentato di aver ricevuto un acconto in contanti, qualcuno addirittura ha lavorato tre giorni senza essere stato pagato. A loro se ne sono aggiunti un’altra decina in questo periodo». Per affidare i lavori dello studentato, le province autonome di Trento e Bolzano hanno svolto una regolare gara d’appalto, ai sensi dell’articolo 70 del codice, vinta per circa l’80 per cento dalla Dallapè srl e dalla Ille Prefabbricati, entrambe con sede in Trentino. A loro volta le due aziende hanno attuato subappalti, con parti di lavorazione cedute ad altre ditte.
La situazione attuale
«A luglio abbiamo fornito tutta la documentazione alle autorità preposte, abbiamo scritto alla Provincia di Trento, chiedendo la partecipazione in solido per coloro che non sono stati pagati, senza ricevere risposta – proseguono De Luca e Taddei – ora la situazione è peggiorata. Sono stati consegnati solo due lotti e una parte del terzo, ma nei numero 4, 5, 6 i lavori sono in corso ed il termine è previsto entro il 31 ottobre prossimo. Ora seguiamo un’altra decina di lavoratori, sia italiani che stranieri. Anche loro non hanno avuto il contratto, dispositivi di protezione personale, non sono stati sottoposti a visita medica. Crediamo molto nel progetto del campus, per la ripartenza del territorio, ma non potevamo sottacere questa situazione».
I controlli
«Nel cantiere vi sono due ingressi, uno a valle ed uno a monte – proseguono nel racconto i due sindacalisti – si può sfuggire facilmente ai controlli, i lavoratori hanno raccontato che se qualche estraneo viene in cantiere, vengono fatti nascondere, ricevono una telefonata che gli dice di uscire e di andare al bar. Abbiamo foto che testimoniano come nelle pareti esterne non sia stata posta la lana di vetro, isolante termico, basti pensare che a settembre al mattino a Camerino sono otto gradi, nei bagni è stato usato cartongesso normale e non quello impermeabile, che costa di più. Alcune pareti si muovono, non sono state fissate bene. Siamo indignati, questo è il più grande cantiere ora aperto, in totale nove milioni e mezzo di euro, i lavori da terminare ammontano a circa quattro milioni e mezzo di euro».
La proposta
«Non vorremmo che passasse il messaggio che per ricostruire e ripartire si possa fare tutto, questa situazione è gravissima – concludono Taddei e De Luca – oltre al Durc di congruità serve un altro documento che è già legge, il settimanale di cantiere, in cui il venerdì sera si indicano tutti coloro che entrano in cantiere la settimana successiva. Molti dei lavoratori non hanno saputo indicare di chi sono dipendenti. Ci chiediamo a che punto sia la consapevolezza delle ditte subappaltatrici, relativamente a quanto sta succedendo».
Monia Orazi