Pagamenti in ritardo, erogazioni sospese o revocate, controlli della Guardia di Finanza. Emergono nuovi problemi nella gestione del Cas, il contributo di autonoma sistemazione concesso agli sfollati del terremoto 2016, e di cui oggi beneficiano oltre 40 mila persone, con un costo mensile di 12 milioni di euro.
Pagamenti in ritardo
Il versamento del contributo alle famiglie sta subendo ritardi in molte aree del cratere, perché i Comuni, che se ne occupano materialmente, sono alle prese con la chiusura e la redazione dei nuovi bilanci. In alcuni casi i pagamenti sono sospesi da quattro o cinque mesi. Certe amministrazioni, invece, hanno deciso di sospendere, se non revocare, l’assegnazione del contributo in alcuni casi specifici.
Nuovi disagi
Con la ricostruzione ancora bloccata, si sono dunque aggiunti nuovi disagi per i cittadini colpiti dal sisma. E si sta cercando una soluzione. Se non un intervento normativo, che appare difficile nelle attuali condizioni politiche, ma potrebbe comunque rendersi necessario, nei prossimi giorni è atteso almeno un chiarimento delle istituzioni competenti, in questo caso la Protezione Civile. Una sorta di interpretazione autentica e uniforme delle norme che regolano il Cas, visto che ogni Regione attualmente sembra adottare criteri propri.
Stop all’assegno
In queste settimane, ad esempio, alcuni Comuni, hanno sospeso (o revocato) il Cas a chi, lasciata la casa inagibile, vive nei camper o nelle casette mobili. La loro permanenza era stata consentita oltre i 90 giorni massimi previsti di norma, e passato questo periodo qualcuno ha cominciato a considerare queste residenze mobili come stabili, procedendo al blocco del contributo (un caso completamente diverso è la rinuncia al Cas prevista dalla legge per chi chiede la sanatoria della casetta costruita abusivamente, ma questo sembra essere un problema di pochissime persone).
Controlli intensi
I controlli della Guardia di Finanza sui beneficiari degli aiuti concessi in seguito all’emergenza, nel frattempo, si sono fatti sempre più intensi. Vengono verificati a campione i diritti al Contributo, che in alcuni Comuni hanno già portato all’emersione di frodi consistenti, ma anche se si hanno le carte in regola per le Sae, le casette d’emergenza.
Stato di emergenza
Anche per questo , a Roma, si sta pensando di intervenire. Il Cas è stato introdotto con un’Ordinanza della Protezione Civile subito dopo il terremoto di Amatrice nell’agosto 2016, ed è poi stato rafforzato ed esteso dopo il sisma di ottobre. Il contributo è legato allo stato di emergenza, che viene dichiarato dal Consiglio dei Ministri, attualmente previsto fino ad agosto.
Cos’è il Cas
Il Cas, un contributo di 200 euro al mese per ogni componente della famiglia, che può arrivare anche oltre mille euro se ci sono più anziani, è concesso dal momento della dichiarazione di inagibilità dell’immobile, “e sino a che – si legge nell’Ordinanza – non si siano realizzate le condizioni per il rientro nell’abitazione, ovvero si sia provveduto ad altra sistemazione avente carattere di stabilità, e comunque non oltre la data di scadenza dello stato di emergenza”.
Tre anni in Emilia
In Emilia, dopo il terremoto del 2012, il Cas è stato in vigore per tre anni. Poi, per chi aveva ancora casa inagibile, è stato sostituito da due forme di contributo differenti, e meno sostanziose, una per i proprietari, l’altra per chi era in affitto. (M. Sen.)
Il terremoto è una tragedia che non si augura a nessuno anche se, alla fine, qualcuno si sfregherà le mani per la soddisfazione. Nel loro piccolo, anche se hanno subito il trauma del sisma, si trovano tra questi quelli che vivevano in quei luoghi con casa in affitto. Alla fine dei conti continuano infatti a vivere in quei luoghi senza più avere l’onere dell’affitto (le SAE sono per loro gratuite come per i proprietari rimasti senza casa) oppure vivono altrove percependo il CAS con cui pagarsi un altro affitto. Alla fine sembrerebbe trattarsi della tipologia di terremotato che, nella tragedia, ha ricevuto maggiori benefici.