Si parlava di milleduecento casette abusive da sanare. Quando esplose il caso di Peppina Fattori, con il sequestro della struttura di legno costruita accanto alla casa distrutta dei Moreggini di Fiastra, l’abusivismo di “necessità” venne descritto come un fenomeno molto diffuso. A due mesi dalla chiusura della sanatoria (31 gennaio) e ad una semplice verifica diretta di Sibilla Online risulta però tutt’altro.
I risultati
Nei comuni dell’Alto Maceratese, dove sembrava ci fosse la maggior concentrazione dei casi, sono state presentate appena otto domande di regolarizzazione. E, di queste, visti i vincoli molto stretti imposti dalla legge, potrebbero esserne accolte solo una o due.
Ad personam
La norma salva-Peppina, dunque, rischia di salvare solo la nonna novantacinquenne di San Martino di Fiastra, che sembra avere tutte le carte in regola. Il sequestro della sua casetta abusiva, l’anno scorso, aveva fatto esplodere il caso, spingendo governo, maggioranza e opposizione alla sanatoria. Uno dei pochi, e sicuramente l’ultimo provvedimento bipartisan della passata legislatura, però, è stato un disastro-capolavoro. Ritagliata sul caso specifico della signora Peppina, tagliando fuori i pochissimi altri casi che si sono presentati, è diventata la legge più ad personam che sia mai stata fatta dal Parlamento.
1190 abusi
Quello che è peggio è che gli altri millecentonovanta abusi edilizi, se c’erano, sono rimasti. Come emerge da questa piccola indagine, a fare la domanda di regolarizzazione, di fatto, è stato solo chi era stato già scoperto dalle forze dell’ordine, e denunciato alla Procura per l’abuso edilizio. Tutti gli altri, probabilmente sapendo che non sarebbero comunque rientrati nella sanatoria, hanno rinunciato.
Soluzione lontana
Forse non sono così tanti come si stimava all’inizio sulla base delle indicazioni dei sindaci, ma in molti hanno deciso di prendersi il rischio. Sperando soprattutto in una revisione del salva-Peppina non appena ci saranno un governo e un parlamento in grado di risolvere il problema. In attesa di un possibile ampliamento della sanatoria, oltre a un numero imprecisato di cittadini, ci sono anche i Comuni che stanno vagliando le domande di regolarizzazione presentate. Con molta calma, ed accampando molti dubbi sull’interpretazione di alcuni passaggi della legge.
La situazione
In tutto il comune di Camerino, uno dei più grandi della zona, dove oggi 3.088 residenti (1.860 nuclei familiari) percepiscono il Cas, il contributo di autonoma sistemazione, e solo sette famiglie alloggiano nelle Sae, le casette di emergenza della Protezione Civile, sono state presentate appena 6 domande di regolarizzazione. Sarebbero tutte relative ad abitazioni abusive già poste sotto sequestro dalla magistratura.
La rinuncia al Cas 
La legge prevedeva che a fronte della sanatoria i proprietari delle casette abusive rinunciassero al Cas. Ma secondo una controversa interpretazione della Regione Marche, il contributo dovrebbe essere revocato anche a chi alloggia nelle casette mobili, non abusive, ma tollerate anche oltre i canonici 90 giorni di permanenza sul suolo comunale. Mentre si attende un chiarimento dalla Protezione Civile nazionale, il comune di Camerino, a ogni buon conto, finora non lo ha revocato a nessuno.
Nessuna sospensione
Zero domande a Camporotondo di Fiastrone dove il Cas è erogato a 140 persone ed a nessuno è stato sospeso, mentre un’unica istanza di sanatoria è stata presentata a Castelsantangelo sul Nera, ma anche questa ai sensi del “salva Peppina” non sarebbe sanabile. In compenso, nel Comune guidato da Mauro Falcucci, nessuno dei 120 residenti ha avuto la sospensione del Cas.
Zero domande
Nel Comune di Giuseppa Fattori, Fiastra, è sua l’unica domanda di sanatoria giunta negli uffici. Per gli altri 208 che prendono il contributo di autonoma sistemazione, nessuna sospensione. Anche a Muccia, dove si trovano 164 Sae e altri 388 residenti percepiscono il Cas, nessuna domanda presentata, mentre ne è giunta solo una a Pieve Torina, dove sono state installate 208 Sae e 570 residenti usufruiscono del contributo di autonoma sistemazione. A Valfornace, con 524 residenti che prendono il Cas, nessuno ha presentato la domanda di sanatoria per le casette abusive. Ne sono state presentate soltanto alcune, invece, per le casette mobili, alla scadenza dei novanta giorni in cui cessano di essere “provvisorie”.
Sanatoria limitata
A limitare fortemente la possibilità di regolarizzare le strutture abusive sono i vincoli previsti dalla normativa. I 2 metri e 70 di altezza, derogabili sino a 2,50 per le zone montane, lo spazio minimo di 14 metri quadrati per una camera (che però non è rispettata nelle Sae, dove la misura in una delle tipologie è di 12,80 metri quadrati), la necessità che siano realizzate su terreni edificabili.
La Procura al lavoro
I sindaci del cratere, a cominciare da quello di Camporotondo, Emanuele Tondi, avevano sottolineato i limiti della norma ancora prima della sua entrata in vigore. E hanno scritto al Commissario elencando i punti deboli della sanatoria che non sana niente. Nel frattempo sono già scattate le prime denunce penali, mentre prosegue l’inchiesta della Procura di Macerata.
(Mario Sensini – Monia Orazi)