Il governo Gentiloni è di nuovo costretto a mettere mano alla normativa sulla ricostruzione del Centro Italia dopo il terremoto del 2016. L’ennesima revisione ad una macchina che non ne vuole sapere di partire. Il problema oggi sono le scadenze, imminenti, per la presentazione delle schede Aedes, indispensabili per ottenere i rimborsi, e delle domande di contributo per i danni leggeri. Ne mancano alcune migliaia e serve una proroga per salvare altrettanti cittadini dal rischio di non ottenere il promesso risarcimento per la casa crollata o danneggiata dal sisma.
Paralisi accertata
Lo slittamento dei termini (fine marzo per le Aedes, e fine aprile per il danno lieve), era stato sollecitato giorni fa dal governatore delle Marche, dai sindaci e dagli ordini professionali, ma anche dal Pd e venerdì, nella prima seduta del nuovo Parlamento, dalla Lega Nord, una volta constatata la paralisi della ricostruzione.
Tutto fermo
A certificarla ufficialmente è stato a inizio settimana il direttore dell’Ufficio Speciale per la Ricostruzione delle Marche, Cesare Spuri, segnalando la mancanza a pochi giorni dalle scadenze di ben 15 mila perizie giurate e almeno 5/6 mila domande di contributo. Una lettera che ha avuto l’effetto di una bomba.
Oh mio Dio!
Benché lo stallo della situazione fosse più che evidente (almeno da sei mesi, come sanno bene i lettori di Sibilla Online), l’allarme di Spuri sembra aver colto tutti di sorpresa. Il governatore marchigiano Ceriscioli ha parlato di “opportuna segnalazione” del suo dirigente, come se la notizia della ricostruzione al palo gli giungesse del tutto nuova. Il Commissario alla Ricostruzione, Paola De Micheli, convinta fino a poche settimane fa che fosse tutto a posto, è intervenuta sostenendo che tutta la normativa “è stata condivisa” con gli interessati. Nessuno, però, che si sia preso la briga di spiegare perché le cose non vanno, dove sia l’intoppo, e di chi siano le eventuali responsabilità.
Migliaia tagliati fuori
Condivisa, ponderata, corretta che sia stata, la normativa sulla ricostruzione non funziona. A gennaio, dopo le ultime modifiche apportate con il decreto fiscale e la legge di bilancio (ricordate la pre-istruttoria?) il governo, il Commissario e i governatori erano convinti di aver finalmente acceso il motore. Invece niente. Se oggi non si fa un decreto per spostare il termine del 31 marzo per le Aedes, migliaia di terremotati rischiano di perdere i contributi e centinaia di professionisti di essere cancellati dagli elenchi speciali (e poi citati per danni dai proprietari).
Non basta la proroga
Un pasticcio enorme, che il vecchio governo e il nuovo Parlamento devono evitare. Non basterà, però, la semplice proroga dei termini. Non è certo spostando la scadenza per le domande di quattro o sei mesi che la ricostruzione potrà partire. Bisognerebbe cercare le cause che determinano il blocco, che sono molte e non tutte ancora ben individuate.
Gli abusi edilizi
La De Micheli ne ha centrata una, l’esistenza di innumerevoli abusi edilizi nelle abitazioni da riparare o ricostruire, ipotizzando anche una sanatoria per quelli più leggeri. La legislazione sul terremoto ha tentato finora puntigliosamente di normare ogni minimo aspetto e procedura, e si è bloccata davanti a ciò che non era previsto, come l’abuso. Ora professionisti temono che si ricada nell’errore, con la tentazione di regolamentare (o sanare, ma alla fine è la stessa cosa) nuove specifiche fattispecie e situazioni (tralasciandone per forza altre). Il precedente della sanatoria per le casette abusive, che non ha sanato un bel niente, non depone a favore.
Professionisti scarsi
C’è un problema con il doppio binario per la ricostruzione degli edifici con danno lieve e pesante. I professionisti, che sono un numero peraltro limitato, hanno un tetto al numero e al valore degli incarichi che possono prendere ed aspettano i progetti più importanti e più ricchi, tralasciando le piccole riparazioni. Anche per questo, si dice, le domande per il danno lieve stentano ad arrivare.
E pochi impiegati
C’è poi un problema enorme di personale negli Uffici Speciali per la Ricostruzione. Sono pochi e poco esperti. Nelle Marche sono centocinquanta, ma è del tutto evidente che ne servirebbero almeno il triplo. Non per esaminare le domande, che ancora non arrivano, ma per aiutare i tecnici ad elaborarle. Bisognerebbe anche rafforzare gli uffici tecnici comunali, che faticano a soddisfare le richieste dei professionisti.
Futuro incerto
Forse, però, andrebbe fatta una riflessione più generale sulle procedure della ricostruzione privata: le nuove norme, scritte per evitare tutti gli errori del passato, scongiurano il malaffare e le infiltrazioni criminali, ma non ci permettono di affrontare il presente. Così i tempi biblici di ricostruzione de L’Aquila, nel Centro Italia, rischiano di essere doppiati. Se mai ci sarà, una ricostruzione del Centro Italia. (M. Sen.)
Spett.le Redazione
seguo con attenzione e rispetto i Vostri articoli e le Vostre considerazioni…
Oggi leggo, però, con molta amarezza un brutto commento sui Professionisti definiti scarsi.
Essendo un Ingegnere Strutturista che esercita principalmente in zone fuori cratere, Vi pregherei, senza alcuna polemica, di approfondire i motivi per i quali le pratiche non sono state presentate e stentano ancora ad esserlo; Vi prego di approfondire la conoscenza sulle condizioni in cui i Professionisti si sono trovati e si trovano ad operare nell’ambito della Ricostruzione Post Sisma 2016.
Credo che, in questa situazione, vada posta attenzione e delicatezza nei confronti di tutti e vadano ricercate le giuste soluzioni che ci permettano di operare con tutta la serietà professionale che necessita.
Distinti Saluti
Ing. Paola Codignoni
Abbia pazienza e mi scusi il fraintendimento. Avrei dovuto scrivere pochi, non scarsi. Ho cercato di elencare qualcuno dei motivi che sono all’origine della paralisi attuale. Sicuramente ci sono altri problemi e questioni specifiche che ostacolano la presentazione delle domande. E sarebbe certamente utile se anche voi tecnici ci deste una mano a capire dove sono gli intoppi. Grazie per l’attenzione. M. Sen.