La sanatoria delle casette rischia di diventare un brutto pasticcio. Per ottenere la regolarizzazione i proprietari devono presentare entro il 31 gennaio anche il progetto di ricostruzione dell’abitazione distrutta con la domanda di contributo. Una cosa che ancora non ha fatto nessuno (le domande presentate sono poco più di 2 mila) anche per via di una normativa ancora in assestamento, e che, in alcuni casi, risulta materialmente impossibile.
Tagliati fuori
Ad esempio per le case che si trovano nelle aree urbane perimetrate e più danneggiate, dove si procederà con la ricostruzione unitaria sotto la regia del Comune, o in alcuni casi nelle zone rosse. Sulle domande di sanatoria attese entro la fine di questo mese, per giunta, c’è l’incognita della nuova Ordinanza che cambia ancora le procedure (e la misura dei rimborsi), introducendo anche una pre-istruttoria prima della richiesta di contributo. Quel termine del 31 gennaio dovrebbe dunque essere prorogato, e ci sarebbero altri aspetti del decreto da modificare, come hanno segnalato alcuni sindaci (come l’altezza minima delle casette temporanee). Ma sono questioni stabilite dalla legge e, per cambiarle, serve un’altra legge.
Un brutto pasticcio
A complicare tutto c’è il fatto che le Camere, in vista delle elezioni del 4 marzo, sono state sciolte. E’ vero che il governo può fare decreti, e le Camere possono essere convocate per esaminarli, ma sarebbe estremamente difficile raggiungere il numero legale per approvarli. I decreti varati dal governo sono immediatamente esecutivi e devono essere convertiti in legge dal Parlamento entro 60 giorni. Il governo può reiterarli, cioè rinnovarli alla scadenza, ma solo una volta. E se decadono non possono essere più presentati. Un altro brutto pasticcio da risolvere. (Mario Sensini)