«Stiamo lavorando sulla rapidità della risposta, in particolare per quanto riguarda i danni lievi. Stiamo lavorando anche alle norme su personale e ricostruzione pubblica, e preparando le ordinanze per attuarle. Per quanto riguarda l’organizzazione dell’Ufficio Speciale sul territorio, prevediamo un incremento del personale perché gli uffici devono avere una dotazione organica completa». L’inchiesta di Sibilla Online sulla lentezza della ricostruzione post terremoto sarà stata solo una coincidenza, ma il Commissario Paola De Micheli oggi ammette senza riserve che il problema c’è, e che è il più grande che abbiamo di fronte. E lo stesso dice, con toni ancora più preoccupati, il responsabile della Protezione Civile, Angelo Borrelli.
Quattro secoli di lavoro
Con 65 mila abitazioni danneggiate, nelle Marche ci sono appena 101 cantieri aperti per la riparazione delle case e la situazione è poco migliore nelle altre regioni interessate dal terremoto. Di questo passo il poco personale addetto all’istruttoria delle pratiche ci metterà la bellezza di 430 anni per esaminarle tutte e autorizzare i contributi. Sempre che le pratiche arrivino, perché anche solo presentarle è una operazione complicatissima. La De Micheli, preso atto della situazione, oggi promette un aumento della dotazione organica degli uffici e un supporto formativo tecnico e amministrativo per i comuni, perché “ la sarà difficoltosa e complicata”.
Borrelli, situazione “non normale”
«Non è normale» che ad oltre un anno dal sisma le abitazioni che hanno subito danni lievi non siano ancora state riparate. Perché se così fosse migliaia di cittadini potrebbero tornare nelle loro case e riprendere una vita normale, e lo Stato risparmierebbe milioni di euro che oggi paga per assistere la popolazione, ha detto in un forum all’ANSA il capo della Protezione Civile Angelo Borrelli.
Troppa burocrazia, poco personale

Gli interventi sulla stragrande maggioranza delle case classificate con la lettera B, vale a dire quelle che possono tornare «agibili e senza pericolo per i residenti» con azioni di «pronto intervento e di rapida realizzazione», sono in netto ritardo. Anzi, dice Borrelli, nella stragrande maggioranza dei casi gli interventi «non sono nemmeno cominciati». I perché di questa situazione vanno ricercati nella burocrazia, nella mancanza di personale tecnico che si occupa delle pratiche nelle amministrazioni locali, nella necessità di ripetere le verifiche dopo ogni scossa forte. Problemi che devono essere superati. «Le case devono essere messe a posto subito», ribadisce Borrelli.
Ritardo Sae, “la colpa non è delle imprese”
Bisogna accelerare nella consegna delle casette, innanzitutto, visto che ad oggi ne sono state consegnate poco più di 1.100 sulle 3.700 ordinate. «I ritardi, nell’ordine di due mesi, due mesi e mezzo, ci sono stati – ammette Borrelli -. Dovuti, principalmente, alle opere di urbanizzazione delle aree che devono ospitare le Sae e ai problemi verificatisi nella fase di progettazione, che spettano alle amministrazioni locali. Non sono le ditte ad essere in ritardo». L’obiettivo che si è dato il Dipartimento è dunque quello di consegnare almeno l’80% delle casette entro fine anno: «la nostra proiezione prevede che tra novembre e dicembre saranno oltre 3.000 le Sae consegnate».
In strada solo macerie private
L’altro aspetto su cui è fondamentale accelerare è quello delle macerie. Al momento ne sono state rimosse 400mila tonnellate, quasi tutte pubbliche. Ma in strada ce ne sono ancora 2,3 milioni di tonnellate. Enormi ammassi di macerie che rendono ancora paesi e borghi luoghi spettrali e invivibili. «Il problema è quello delle macerie relative alle aree private, perché la procedura per la rimozione richiede l’assenso del privato. Ma sono convinto che anche in questo caso bisogna fare velocemente. E così faremo – conclude – anche grazie all’impianto normativo che si sta immaginando con la semplificazione del processo di ricostruzione». (M. Sen.)