Sarà quasi certamente Paola De Micheli, sottosegretario al ministero dell’Economia, il nuovo Commissario per il terremoto in sostituzione di Vasco Errani, che ha chiesto di non essere rinnovato nel mandato. Per la De Micheli sarà comunque un incarico di transizione. Con la scelta fatta dal premier Paolo Gentiloni di riportarlo nell’alveo “politico” del governo (sono state considerati anche i nomi di Maria Elena Boschi, sottosegretario alla Presidenza, e di Claudio De Vincenti, vice ministro dello Sviluppo), il ruolo del Commissario straordinario è destinato piano piano a perdere di peso, per lasciar spazio ai quattro governatori di Marche, Lazio, Umbria e Abruzzo, che già oggi agiscono da vice commissari di Errani.
Un ruolo defilato 
C’è da interrogarsi semmai su questa scelta, quella di lasciare progressivamente la mano, più che sulle persone cui è affidata la sua attuazione. Paola De Micheli, vicina a Letta, poi a Bersani e riadattatasi a Matteo Renzi, è una persona seria, molto disponibile, e conosce bene la materia. Nata a Piacenza, viene dal mondo delle coop, ed è al ministero dell’Economia dal 2014, dove ha gestito tra le altre cose i fondi per i terremoti dell’Aquila e dell’Emilia. Il suo, tuttavia, sarà un ruolo sempre più defilato. Fosse stato per Paolo Gentiloni, non lo avrebbe neanche nominato il nuovo Commissario. Ma tutto l’impianto legislativo messo su dopo il terremoto si regge su questa figura chiave per il coordinamento generale, e saltarla a piè pari non sarebbe stato possibile.
Più potere alle Regioni
Quindi ora si fa un nuovo Commissario e poi si cambieranno le leggi che governano la ricostruzione. E’ giusto trasferire la responsabilità “ai territori”, come si dice, ma c’è il rischio che tramonti se non altro la prospettiva un coordinamento centrale, perché qualcosa che possa definirsi tale finora non c’è stata. In questo anno di lavoro Errani si è limitato, per lo più, a scrivere ordinanze: 35 pubblicate e altre 5 imminenti. Quando ha provato a coordinare prima si è messo le mani tra i capelli (ricordate lo sfogo, registrato, coi sindaci marchigiani), poi le ha alzate del tutto. Nei fatti la ricostruzione procede già a ritmi molto diversi: Lazio e Umbria sono più veloci, hanno relativamente meno danni, hanno fatto normative che snelliscono molto la burocrazia delle pratiche di ricostruzione o di delocalizzazione delle attività. Pure l’Abruzzo ha un know-how sui terremoti, purtroppo, non invidiabile. Nelle Marche, dove i danni sono enormi e molto diffusi, ed è tutto molto più lento.
Commissario a perdere
Se le regole della ricostruzione sono già scritte, e il potere operativo è destinato a passare formalmente e definitivamente alle Regioni, il compito di un Commissario espressione diretta del governo e con poteri “a perdere”, resterà più o meno solo quello di manovrare il rubinetto dei fondi. Cioè di gestire un problema che, almeno oggi, non c’è. E che si presenterà solo tra un anno o due, quando al governo non si sa chi ci sarà. (M. Sen.)