Il Commissario alla Ricostruzione, Vasco Errani, lascerà tra pochi giorni il suo incarico. Non si dimette, ma non rinnoverà il contratto da 50 mila euro annui più bonus, che scade il 9 settembre. I suoi collaboratori sostengono che il Commissario, dopo aver definito il quadro normativo, considera ormai esaurito il suo compito. Nominato da Matteo Renzi, il bersaniano Errani era poco dopo uscito dal Pd per confluire in Mdp, e molti lo considerano già candidato alle prossime elezioni, anche se lui nega che la politica abbia qualcosa a che fare con la decisione.
Normativa da aggiustare, anzi no
Nel suo addio, in ogni caso, ci sono alcune cose che non tornano. Ammesso che la definizione della normativa possa esaurire il compito di un Commissario alla Ricostruzione (che non è neanche cominciata), quella regolamentazione è piena di buchi, deve essere aggiornata, corretta, servono delle nuove proroghe, perché così com’è, per quanto ben impostata, non è ancora efficace. Errani ne era, e ne è, perfettamente consapevole, tanto che ha lavorato tutto agosto a un testo coordinato delle Ordinanze. Fino a ieri studiava il modo di riordinare la normativa, e oggi dice che è tutto a posto e va via?
Governo debole
La sua uscita, in realtà, nasconde il caos che governa la ricostruzione in questi ultimi mesi, e apre una tragica guerra di potere. I governatori regionali reclamano da mesi un ruolo più forte nella ricostruzione, come lo ebbero nel ’97, rosicchiandolo a Errani. I sindaci vogliono un potere più decentrato: chi è di una diversa famiglia politica, non si fida troppo del proprio governatore. Il governo, debolissimo, ora non sa proprio più che fare. Gentiloni vorrebbe nominare un altro commissario, se non altro per non dover cambiare un’altra volta tutta la normativa. Il Pd, tuttavia, preme per portare direttamente a Palazzo Chigi il coordinamento, con una delega a Maria Elena Boschi.
L’obiettivo? L’urna
Sullo sfondo di questa guerra non c’è la ricostruzione, ma solo il voto per le politiche a primavera. E la campagna elettorale, purtroppo per i terremotati, è già iniziata. Non sono un caso l’improvviso attacco al governo partito la scorsa settimana dai sindaci del centro destra sulle zone franche, la sistematica critica alla ricostruzione che viene dall’estrema sinistra, dai grillini e dai Comitati, fatta spesso con argomenti deboli. E le stesse dimissioni di Errani, che chi considerava un “nemico” oggi definisce curiosamente un “traditore”. Ci aspettano mesi più difficili di quello che pensavamo.
M. Sen.