In giro tra Pievebovigliana, Maddalena e Fiastra non ce n’è uno che non sia sporco di polvere. Tutti con gli scarponi, calzoni corti e magliette inzaccherate, avanti e indietro con camion di pietre o di terra, a tagliare pali e tubi, a fare cartoni di masserizie delle case da svuotare. I cantieri per gli alloggi provvisori vanno avanti a ritmo infernale, e le casette spuntano su da un giorno all’indomani. E’ tutto meno che ferma la situazione nei comuni più colpiti dal terremoto. Chiunque sia rimasto, o torni tutti i giorni dalla costa, lavora come un matto. Nelle nostre valli risuona ormai da un po’ il rumore delle ruspe, ma anche quello di trapani e martelli, mentre continua a essere assordante il silenzio delle istituzioni. E fra i tanti avanza anche il rischio di una ricostruzione, per dirla con un termine eufemistico, “disordinata”.
Incertezze
Oggi siamo alla vigilia di alcune scadenze importanti, decisive, come il termine di fine luglio per la presentazione dei progetti di ricostruzione leggera, o quello di inizio agosto per la scadenza dello stato di emergenza, al quale per legge sono legati i contributi per la sistemazione autonoma o l’alloggio negli hotel degli sfollati. Mancano pochissimi giorni, ma ancora una volta lo Stato (che continua a produrre ordinanze e norme sulla ricostruzione) brilla per la sua assenza. E’ ormai sicuro che quei termini verranno prorogati, ma all’ultimo minuto possibile, come sempre succede in Italia.
I nostri concittadini avrebbero bisogno di sapere con certezza se, e per quanto tempo ancora, avranno diritto al Cas o all’alloggio gratuito negli alberghi. Se dovranno correre a presentare i progetti di sistemazione dei danni lievi entro la fine del mese, o se potranno avere più tempo, dopo che il susseguirsi delle ordinanze del Commissario Vasco Errani ha cambiato più e più volte le regole del gioco. Invece continuano ad essere lasciati al buio. Nessuno che seriamente si preoccupi di informare, spiegare, dare prospettive concrete.
No news
Sono mesi che si chiede un crono-programma della ricostruzione, che fissi tappe e scadenze sulle quali discutere con i cittadini e poi misurare l’efficienza degli interventi. Sono mesi che si sollecita un testo coordinato delle ormai 34 ordinanze del Commissario, anche lui costretto a inseguire le continue modifiche della normativa operata da governo e parlamento, che in alcuni aspetti si contraddicono. Niente. Chi vuole ricostruire a regola e norma, con permessi, contributi pubblici e quanto altro, è scoraggiato. La burocrazia, l’apparato amministrativo e qualche volta le stesse regole sembra che spingano verso tutt’altra direzione.
Per fare le cose per bene si deve combattere. Bisogna dimenarsi in un diluvio di carte, studiare Ordinanze, normative di ogni genere, leggi, decreti e codici. Presentarsi agli Uffici della Ricostruzione con perizie e progetti a puntino, bolli, capitolati d’appalto, gare e relative firme. E’ quello che bisogna fare perché un’Informazione corretta è l’unica arma che abbiamo contro la burocrazia, ma non è per niente facile. Soprattutto se l’amministrazione non fa alcuno sforzo per rendere le sue regole comprensibili e gestibili (l’ordinanza sulla delocalizzazione delle imprese, ad esempio, è appena stata profondamente modificata). Il che comporta se non già un problema, un rischio assai evidente.
Ricostruzione selvaggia?
L’assenza della comunicazione istituzionale, e parliamo anche della stampa e delle tv nazionali, taglia fuori dalla realtà una vastissima parte della popolazione. Nella confusione che regna già molti, per pura scaltrezza, stanno già approfittando. A questi rischiano di aggiungersi presto i rassegnati e gli scoraggiati dalla burocrazia e magari anche chi pensa sia ancora possibile modificare i muri portanti di casa in questa zona sismica, o allacciarsi a una fogna senza dire parola.
Nel territorio, nei fatti, i vecchi vincoli e le vecchi norme sembrano essere stati già superati da una nuova realtà, spontanea per non dire anarchica, mentre quella immaginata per il futuro, per la passività delle istituzioni, resta nebulosa, incerta, lontana dall’affermarsi. Continua a mancare una guida, anche se al governo Gentiloni non resta più tanto tempo per prendere in mano e raddrizzare la situazione…
Mario Sensini
(Pubblicato sul n. 29 di Orizzonti della Marca)