“Da Norcia si passa per Civita di Cascia e Cittareale, si giunge alla Salaria in pieno Lazio, si procede verso Arquata tra i paesini devastati dal sisma, si sale passando per le Marche, si supera Piedilama e si arriva fino a Forca di Presta. 87 chilometri, tre presidi dell’esercito italiano, strade cosparse di cantieri, case in demolizione, di tutto…”. Col trattore. Quattro ore andare e quattro a tornare.
Sabato la Protezione Civile scorterà gli agricoltori che da Norcia vorranno salire a Castelluccio per la semina della lenticchia, una delle poche vere risorse della zona, ma la polemica infuria. Come racconta Spoletonline, c’è il rischio che non molti contadini si aggiungano con i loro mezzi al convoglio che, salendo per un lunghissimo giro sul piano, segnerà anche simbolicamente la ripartenza della vita umana sul Piccolo Tibet.
Cento lavoratori nel vuoto
Molti resteranno a Norcia, girando coi trattori intorno a quel che resta delle mura della città, per protestare contro la soluzione individuata per consentire la semina. Centottanta chilometri, il triplo della strada normale, da fare tutti i giorni, otto ore tra andare e tornare. Dormire a Castelluccio non si può. Non c’è più niente e nessuno nella piana, e non ci sono neanche le strade.
“Ci tengo a ricordare – dice sempre a Soletonline un abitante sfollato – che il nostro paese è sigillato dal 30 ottobre scorso. Nulla è stato spostato, sistemato né tantomeno previsto. Mi chiedo come si possa pensare di inviare circa cento lavoratori, peraltro a compiere uno dei lavori più faticosi, senza un minimo di assistenza, senza dimore, alloggi, magazzini, punto di appoggio per il pranzo o per altre necessità. Pura follia”.
Qualcuno, però, a Castelluccio c’è già salito, e la semina l’ha già cominciata. Questo qui sotto è il video postato su Facebook da uno di loro. E le foto di questo post sono tratte dal profilo Fb di Castellucciodinorcia1452