Ha negato solo di aver parlato di “fallimento dello Stato”. Ma davanti alla registrazione dello sfogo con i sindaci marchigiani, pubblicato da Panorama, non c’era molto altro che il Commissario alla Ricostruzione, Vasco Errani, potesse fare per ridimensionare la sua irritazione per la gestione del dopo terremoto. Davanti ai sindaci delle Marche, il 16 febbraio scorso, Errani è stato, del resto, chiarissimo. Esprimendo enormi perplessità sulla gestione dell’emergenza e sulla “governance”, cioè sulla catena di comando degli interventi, che non è coordinata. “Dobbiamo darci un’organizzazione completamente differente. Se non si cambia, qui riusciamo a fare solo caos e contro caos” ammette, amaramente, il Commissario.
Fermi su macerie, casette, stalle
“Non c’è dubbio che il susseguirsi di quattro terremoti ha creato problemi di dimensione stratosferica, ma questo non risolve il fatto che non riusciamo ad andare avanti su alcune cose, come sulle macerie, le stalle, le casette. Non è ricostruzione questa, questa è gestione dell’emergenza, ma bisogna cambiare governance, sennò non ce la faremo. Non mi interessa niente delle polemiche sui giornali. Ma non esiste il fatto che per cominiciare a fare le casette, che non è ciò che devo fare io, si attende di avere il fabbisogno definitivo di tutte le casette. Non esiste. Non esiste che per fare le stalle bisogna metterci tutto questo tempo. Non esiste” ripete Errani.
Diamoci un’organizzazione
“Nel nuovo decreto legge ci sono alcune cose che riguardano questi aspetti. Anche i sindaci possono essere stazioni appaltanti e soggetti attuatori per gli interventi provvisori, come le casette, le sedi commerciali. Ma bisogna darci un’organizzazione, che sia a livello provinciale, o di Unioni Montane, tutto quello che vi pare, ma un’organizzazione dobbiamo averla” ripete il Commissario ai sindaci del cratere, mettendo il dito nella piaga.
Le Marche, la regione più colpita dal terremoto, è quella che sta scontando i maggiori ritardi in tutti gli interventi previsti. Con Errani, Curcio e il governo si confrontano i sindaci di grandi città parzialmente colpite, come Macerata e Ascoli, di grandi centri con migliaia di sfollati, come Camerino, Tolentino, San Severino, di piccolissimi paesi con poche decine di residenti, molti dei quali completamente rasi al suolo. Il loro livello di coordinamento è inversamente proporzionale al timore di prendersi avvisi di garanzia per qualunque iniziativa.”Dobbiamo darci un luogo dove in un gruppo si riesca a discutere le questioni da affrontare. E’ l’unica soluzione per andare oltre questo livello della discussione”.
Un territorio inadeguato?
Se queste, in fase di emergenza, sono le premesse, sulla ricostruzione marchigiana tira proprio una brutta aria. Errani sembra averlo capito e ai sindaci lo sottolinea con molta forza. “Non esiste la centralizzazione della ricostruzione. Si ricostruisce solo sul territorio . Tutto l’impianto della ricostruzione non è centralizzato, già da ora” avvisa Errani. Parole su cui sarebbe opportuno riflettere, al di là dell’inevitabile polemica che creeranno nell’immediato. Le zone interne delle Marche sono state fiaccate dal terremoto, e ora rischiano di non sopravvivere alla ricostruzione.
M. Sen.
Bisogna cambiare le persone per cambiare